giovedì 12 giugno 2008

Ancora sul comandamento decimoprimo (quello disatteso)

Due righe descrittive su come verificare la collocazione geografica di un indirizzo Internet. Utilità pratica: nessuna; scopo: nessuno. Ma se uno è un po’ curioso, a volte può chiedersi dove stiano (almeno livello di nazione) i furbi che attentano alla sicurezza informatica altrui. Come punto di partenza prendo un dato casuale: una e-mail di phishing di quelle grossolane, fatte da gente che non conosce l’italiano e si affida a traduttori automatici di basso rango, dalla quale sono invitato a non so quali folli verifiche della mia carta Unicredito – che tra l’altro non ho. Dal link truffaldino ricavo l’indirizzo IP del server spione (tra l’altro, anche la traduzione dei nomi internet in indirizzi di rete e viceversa è interessante). L’indrizzo di rete identifica in maniera unica una macchina collegata a internet, ed ha la forma di 4 numeri separati da punti, ciascuno compreso fra 0 e 255. Il collegamento che mi viene proposto di seguire è apparentemente

http://www.unicreditbanca.it/forma.html, che dovrebbe stare sul server

www.unicreditbanca.it = 193.193.172.197. In realtà il link è diretto all’URL

http://218.249.224.142:85/uni/login.htm, in cui l’indirizzo host è in chiaro. Vediamo dove sta 218.249.224.142, in giro per il mondo. Si parte dal registro principale degli indirizzi Internet, su www.iana.org. La pagina che fa da indice generale per gli spazi di indirizzamento distribuiti nel globo contiene anche l’indicazione del registro delegato per lo specifico gruppo di indirizzi, per trovare i dettagli di interesse. Da qui vedo che il prefisso 218 (il primo numero dell’indirizzo di rete) è censito da whois.apnic.net. Non so cosa sia, ma vedo dalla descrizione che si tratta di “Asia Pacific Network Information Center”, l’ente che svolge le funzioni di registro di rete per quella zona del mondo e che sta in Australia. Non che del registro internet ci importi molto. Su whois.apnic.net eseguo una interrogazione con l’opzione generica -L (all less specific) sull’indirizzo intero 218.249.224.142.
A seguire il risultato della ricerca:

inetnum:      218.249.0.0 - 218.249.255.255
netname:      DXTNET
country:      CN
descr:        Beijing Teletron Telecom Engineering Co., Ltd.
admin-c:      SD256-AP
tech-c:       DL767-AP
status:       ALLOCATED PORTABLE
remarks:      send spam to ldh@bj.datadragon.net
mnt-by:       MAINT-CNNIC-AP
mnt-lower:    MAINT-CNNIC-AP
changed:      ipas@cnnic.cn 20060608
source:       APNIC
person:       Shoulan Du
nic-hdl:      SD256-AP
e-mail:       Betsy.du@bj.datadragon.net
address:      No. 20,  Fuxing  Road,  Beijing
phone:        +86-010-65661868-236
fax-no:       +86-010-65660882
country:      CN
changed:      ipas@cnnic.cn 20060508
mnt-by:       MAINT-CNNIC-AP
source:       APNIC

Da qui vedo che l’indirizzo è allocato in Cina. Purtroppo non c’è dettaglio: infatti viene descritto l’intero blocco 218.249.0.0 - 218.249.255.255, che corrisponde a un gruppo di 65.000 indirizzi, gestiti da un internet service provider pechinese (del cui sito WEB capisco ben poco – potrei chiedere aiuto a Shunran … ;-)). Normalmente, almeno in europa, gli indirizzi di rete vengono registrati all’effettivo utilizzatore, e non al provider che li fornisce, ed è quindi possibile conoscere esattamente, con queste interrogazioni, quale ente abbia in uso un indirizzo IP assegnato ad un server, e quali siano le persone che hanno la responsabilità amministrativa e tecnica. Ad esempio, tornando a www.unicreditbanca.it = 193.193.172.197, si trova (sul registro europeo RIPE):

inetnum:         193.193.172.0 - 193.193.173.255
netname:         UNICREDITO-NET
descr:           UniCredito Italiano SPA
descr:           Istituto bancario
descr:           Milan
country:         IT
admin-c:         RD239-RIPE
tech-c:          MDT28-RIPE
status:          ASSIGNED PI 
mnt-by:          RIPE-NCC-HM-PI-MNT
mnt-lower:       RIPE-NCC-HM-PI-MNT
source:          RIPE # Filtered

Vabbè, mi limiterò all’individuazione dello stato, tanto poi la Cina è piccola …

sabato 7 giugno 2008

Superignazio - meglio dell'originale

Al mattino al posto del dopobbarba mi metto il napalm...

Ki siamo noi

Per dire chi è Iam e chi è Arf ?






MUTANDE RAGNO !!!!!!







digiamolo ….!



Riepilogo dei compiti

Alcmeone – corso Informatica AA 2007-08 - tableau de bord

item

short description

what ARF said

what I did

compito 1

articolo su argomento di informatica

assegnazione

sviluppo A

sviluppo B

sviluppo C

compito 2

account del.icio.us

assegnazione

sviluppo

compito 3A

Pubmed

assegnazione

sviluppo

compito 3B

Google Doc

assegnazione URL

sviluppo

compito 4

twitter

assegnazione

sviluppo

compito 5

il valore del contesto

assegnazione

sviluppo

compito 6

I care

assegnazione

ass. bis

commento

sviluppo

compito 7

mappa delle residenze Google map

assegnazione URL

sviluppo

compito 8

I have a dream

assegnazione

commento

sviluppo

compito 9

informatica

assegnazione

sviluppo

nome

Alessandro TG

corso

Medicina

matricola

4579067

E-Mail

traniello@alice.it

blog

http://alcmeone.blogspot.com/

del.icio.us

http://del.icio.us/Alcmeone

twitter

http://twitter.com/alcmeone

mercoledì 21 maggio 2008

I wanna have a dream

(nota sull’articolo “I Have a Dream” del prof. Benedetto De Bernard)

L’autore dell’articolo propone le proprie considerazioni riguardo ad un modello ideale di didattica, trasversalmente applicabile per alcuni aspetti, ma nello specifico mirato all’ambiente della formazione universitaria medica, appoggiandosi alla propria esperienza pluridecennale di insegnamento accademico, motivato dal proprio interesse personale per le questioni della didattica. La passione e la convinzione con cui rappresenta la sacralità del momento formativo, dell’opera di costruzione da parte degli insegnanti intenti a edificare la preparazione degli allievi, sono evidenti e sufficienti, anche oltre l’ufficialità delle estese credenziali accademiche dell’autore, a imporre almeno una reverente ed attenta riflessione. Come non condividere in astratto le tesi proposte?
L’atto della formazione è sacro, perché rappresenta la donazione della ricchezza più alta, quella del lume dell’intelletto; né quindi l’immagine del tempio in luogo dell’ateneo può essere considerata allegoria, semmai una convinta metafora.
Ecco che per il docente diventa scontata la preparazione, mentre egli deve dare prova di amore intenso, e per l
a materia che insegna, e per l’atto stesso di insegnare. Perché solo questa intensa spinta emozionale può essere recepita con altrettanta forza dagli studenti discepoli, diventando un vettore efficace del sapere.
E il risultato del processo formativo è infatti proporzionale proprio alla capacità di sintonia emozionale che si stabilisce nella classe. I modelli di lezione sono tutti validi, ma resta il primato della lezione tradizionale,
l’esposizione pressochè unilaterale [comunicazione simplex, ndr] dalla cattedra, quale momento di massima espressione della conoscenza presentata nel modo più direttamente fruibile, perché possa essere assorbita dal discente, affascinato dall’autorevolezza e dal sentimento dell’insegnante. Per prolungare questa fase fondamentale del processo formativo si suggerisce quindi di consolidare le discipline di base e le capacità operative indispensabili, prima di addentrarsi nell’ambito della specializzazione e dell’uso degli strumenti che la tecnologia offre; questo per non compromettere la capacità di autonomia individuale, unico soccorso che il medico potrebbe trovarsi ad avere nel corso della propria attività professionale. E l’operatività si accompagni al contatto diretto col paziente, al più presto, perché sia ben presente quale è il vero scopo dell’attività di formazione del medico, ovvero solo ed esclusivamente il sollievo di chi soffre.
I peccati capitali del medico sono anch’essi riconducibili a perdita di affetto.
L’obsolescenza professionale, la perdita di aggiornamento, discendono dall’indolenza che si insedia, come un cuculo, nel nido della passione per la propria missione; l’avidità ne rappresenta la stessa antitesi.
Per sviluppare un modello di didattica coerente con questo sogno, si ha necessità di un sacerdote massimo, il preside, che sappia designare i docenti giusti, che sappia sorvegliare il conseguimento del risultato formativo, che sappia creare un a
mbiente di stimolo alla liberalità ed all’etica. L’autore ci dice che questo è il suo sogno. Possiamo negare che sia un bel sogno?

Alex



(parole: 445 escluso titolo, nome e note)

martedì 13 maggio 2008

Informatica, comunicazione ed isolamento

Come molti colleghi più o meno coetanei, ho avuto occasione di utilizzare personal computer praticamente da sempre. L’esperienza infantile di contatto con il PC è stata limitata ai videogiochi, non mi sognavo neanche un impiego didattico. Successivamente, quando la curiosità aumenta con la familiarità, è facile passare ad una fase di uso più smaliziata, poi, eventualmente, alla programmazione – in senso lato, dalla costruzione di un database con tutti i titoli di musica posseduti, alla pubblicazione di pagine Web, alla vera e propria costruzione di applicazioni. Internet è inizialmente di poco interesse, anche perché col modem da rete telefonica le prestazioni non sono granchè. L’attenzione per Internet diventa rilevante solo dopo l’adsl, quando mi accorgo che con bittorrent posso avere in poco tempo i file divx dei cartoni manga che cerco. Tuttavia quello che rilevo, prima su di me, poi su altri, che osservo dopo i primi rimorsi di autocoscienza, è la tendenza all’isolamento. Perché lo strumento informatico è di per sé appagante: permette di sintetizzare dei prodotti su misura, che funzionano, crescono e si perfezionano. Si possono ingaggiare delle lotte con il software, per farlo funzionare, per aggirarlo, per scoprirne i difetti e i segreti. Si possono classificare volumi di informazioni di nostro interesse che altrimenti sarebbero fuori portata. Dà soddisfazione. Eppure questa fase di maggiore intimità con l’informatica mi ha parzialmente allontanato dalle relazioni personali, semplicemente sottraendomi tempo ed attenzione. Per questo ho lasciato andare un po’ il PC, riposizionandolo in un ruolo più appropriato di strumento utile per diverse cose, ma che può anche stare serenamente spento.

La chiave di lettura proposta nel corso IAM suggerisce un uso più costruttivo dell’informatica – peraltro caratterizzata da potenzialità eccezionali anche nell’ambito della vita quotidiana – focalizzando l’attenzione sugli strumenti di comunicazione e scambio propri del c.d. web 2.0.

Riprovando a stare un po’ seduto al PC seguendo questa nuova proposta, ho trovato lo spazio per vedere le personalità, le posizioni, il pensiero di molte persone che vedo tutti i giorni, ma non avrei mai conosciuto se non superficialmente; ed ho trovato lo spazio per esprimere le mie posizioni, su argomenti importanti ma sui quali non mi sarei altrimenti soffermato, per raccontarle a me stesso e agli altri. Questa è una modalità copernicana di interpretare l’informatica, e così mi sta bene. Con il PC (pardon, ARF, anche il Mac ;-) ) e la rete che ruotano intorno all’uomo (magari, anche alla donna), e non viceversa. Alex


escluso titolo: 402 parole

sabato 19 aprile 2008

Performance da Oscar

Il videoclip che i Negramaro hanno girato di recente per la canzone via le mani dagli occhi riporta sul TG, seppure fugacemente, Oscar Pistorius e la sua (per me almeno) vergognosa esclusione dalle olimpiadi prossime venture, per decisione del comitato internazionale di atletica leggera. Non voglio sostenere che si tratti del problema principale che affligge la nostra epoca, è comunque un evento che sento essere sporco, e mi pare che appanni ancora di più questa edizione olimpica, già pesantemente inquinata dalle ulteriori repressioni operate dal governo cinese sulla popolazione del Tibet.

Immagino che ammettere Pistorius alle gare per normodotati avrebbe suscitato polemiche e contestazioni, non credo che sarebbe stata una decisione comoda per chi l’avesse eventualmente presa. Ma penso che sarebbe stata una decisione giusta.

Per quanto poco sia stata dettagliata la motivazione alla base della decisione di escluderlo, è dato sapere che della valutazione tecnica sia stato incaricato un gruppo di superperiti, che avrebbero effettuato una valutazione relativa agli aspetti meccanici dell’uso delle protesi. Concludendo che producono un vantaggio per chi le usa, aumentando la percentuale di energia trasmessa dall’atleta alla pista che viene restituita.

E’ probabile che la conclusione sia corretta, in relazione allo specifico studio dell’accoppiamento meccanico tra cristiano (o musulmano, o ateo, fa uguale) e pista; ma si tratta di una sola delle variabili che determinano la prestazione dell’atleta. Mutuando un concetto espresso da Iamarf – seppure in occasione diversa – potrei sottolineare come il reale vantaggio che l’uso delle protesi in carbonio può fornire sia da valutare nel contesto in cui sono impiegate. La competizione non è finalizzata a recuperare da terra la maggior percentuale possibile dell’energia che vi si scarica, semmai questo è uno dei numerosi fattori che producono il risultato atletico. Insieme con prontezza, attitudine allo scatto, potenza, condizioni psicologiche, equilibrio. Sono scuro che non esista alcun modo oggettivo per valutare se l’ipotetico vantaggio identificato sia compensato o meno dai numerosi svantaggi che derivano dalla condizione fisica di Pistorius, ma vedo che nel dubbio è stato considerato solo il primo, ed ignorati i secondi. C’è chi ha proposto un’interpretazione commerciale dell’esclusione di Pistorius. Forse non si tratta della vera motivazione, o non è la sola, ma è comunque plausibile. Purtroppo. O forse la motivazione risiede nella solita trita paura della diversità, nel timore della sovversione di un ordine antico e consolidato, che non contempla la presenza di persone che di regola sono considerate menomate, ma per l’occasione se la direbbero alla pari con quelli normali. Come ha detto Luca Pancalli, dirigente sportivo divenuto invalido per un incidente, tenace vessillifero dell’impegno sportivo anche dei disabili, non avrei mai immaginato nella vita di svegliarmi un giorno ed apprendere che un ragazzo senza gambe è avvantaggiato.

Alex

[448 parole titolo escl.]

mercoledì 9 aprile 2008

I care: ci sto

Quando ci è stato chiesto di ipotizzare perchè l’incontro fosse stato rinominato, ho ragionato in maniera un po’ obliqua, come per risolvere un indovinello. Per la mia ignoranza della storia e dell’operato di Don Milani non ho visto il collegamento con il titolo del seminario. Non ho cercato il motto sui motori di ricerca, che in effetti restituiscono molti riferimenti a progetti anche attuali afferenti al mondo della scuola, della didattica e in generale dell’impegno sociale.

Ero convinto di assistere ad una lezione decisamente tecnica, su norme e regolamenti relativi al diritto d’autore che interessano chi fa uso intenso della rete.

Lo scopo che ci viene proposto in questo corso della rete e degli strumenti WEB_2.0 è quello dello scambio liberale delle informazioni, perchè questo scambio può avere un valore enorme per la crescita delle persone e conseguentemente delle società. Si tende quindi a far circolare qualunque elemento informativo si ritenga utile alla comunità, e questo potrebbe portare, in alcuni casi, alla sottovalutazione degli obblighi normativi in ordine alla proprietà intellettuale. Ecco perchè veniva organizzato questo incontro!

Con questa bella sceneggiatura dipanata, mi sono fatto rapire emotivamente dalla reprimenda iniziale della docente di diritto, ed ho abboccato come un luccio, ingozzando esca, amo e lenza fino alla canna.

Ma son contento così, è stata una bella sorpresa.

Mi ha permesso di conoscere un’iniziativa che, adesso, vorrei non credere così particolare come temo che sia; l’attività di un gruppo di studenti che trovano lo spazio anche per girare nelle corsie degli ospedali, a volte guidati da due veri clown, per portare un segno tangibile di partecipazione a chi sta male, offrendo beni preziosi: il proprio tempo, la propria energia, il proprio ottimismo.

Il titolo dell’incontro è incondizionatamente condivisibile: indipendentemente dallo stato laico o religioso delle persone che lo propongono, l’impegno e la solidarietà per il prossimo sono valori degni di rispetto ed emulazione, sempre. Ancora di più se traguardano non solo le necessità materiali, ma anche quelle della formazione e della crescita culturale; per non confondere l’assistenzialismo, o peggio il paternalismo, con la faticosa opera di accrescimento degli individui che è il vero capolavoro degli insegnanti. Quando credono nel loro lavoro.

martedì 1 aprile 2008

n’ now it’s hard to fit in 200 words …

E' un argomento che può generare alberi e foreste di ulteriori argomenti di discussione, da perdercisi.

L’immersione rapida nelle teorie astratte dei modelli, senza compensazione intermedia, può portare ad un forte disorientamento, potenzialmente pericoloso. Perché comunque partire in quarta vuol dire acquistare inerzia; seppure si capisce di non avre il controllo della guida, fermarsi e ripartire da capo è scelta dolorosa.

Penso di avere avuto molta fortuna per matematica: ho avuto un solo insegnate per tutto il liceo, ce ne ha fatta fare parecchia e ce l’ha fatta abbastanza somatizzare. Ma le ore son poche, fisica, inevitabilmente, ne ha sofferto. L’ho presa come religione, giocavo con le formule finalizzandomi alle sole interrogazioni. Fino a fare giochini provocatori, tipo accozzare insieme formule spazio-tempo nei moti rettilineo uniforme ed uniformemente accelerato, per concludere che 1=2. D’altra parte, semplificando parecchio, è pur vero che

(1) s=v*t; ed è altrettanto vero che

(2) s= ½*a *t2; (3) v=a*t

s=(1)v*t=(3)a*t*t=a *t2=(2)½*a *t2

Peccato che non sia vero, per un corpo che si muove, nello stesso tempo…

Non è facile imparare a imparare; prima ancora delle altre diversioni, nemico è l’incombere del tempo, gli angusti margini delle poche ore a disposizione per volare radenti su un programma che spanna dalla meccanica all’elettromagnetismo. Senza il tempo di rilettere un momento. O cosa sia un momento. Che poi serve ad avvitare …


sforato – 224 parole (tips & tricks by Wiz Gandalf: if you link two words with an underscore, here you have just one word!)

lunedì 31 marzo 2008

prova di ricerca su Pubmed

Vorrei trovare articoli sugli effetti nocivi del Polonio radioattivo.

Copio da Duccio cercando prima le keyword sul dizionario ufficiale. Da radioactive e polonium arrivo a radiation_injuries. La ricerca generica sulle due parole dà 46.172 risultati, un po’ troppi.

Provo con l’aggiunta di un termine: una ulteriore ricerca su tre parole senza limits, (Radiation Injuries polonium), dà 168 risultati.

Per selezionare solo articoli recenti, aggiungo una condizione sulla data di pubblicazione (Radiation Injuries polonium 2000:2008 [dp]); 5 risultati: leggibili.

Aggiungendo la condizione ulteriore sul luogo di pubblicazione (Radiation Injuries polonium 2000:2008 [dp] england [pl]) esce un solo articolo. Non che mi importasse niente che fosse stato pubblicato in UK, ma è giusto per provare un TAG diverso (PLACE).

Cambio di poco il tiro portandomi verso il macabro.

Cerco solo Polonium: 911 articoli.

Aggiungo il tipo di isotopo: (Polonium 210): si scende a 236.

Ma così è ambiguo il riferimento al numero di isotopo, quindi lego il 210 con il Polonio (“Polonium 210”): 183 articoli.

Cerco il risultato di cronaca: aggiungo lo scopo d’uso del Polonio (“polonium 210” poison): 18 articoli.

Mi riporto agli ultimi due anni ("polonium 210" poison "last 2 years"[DP]) e arriva un solo articolo, sul povero signor Litvinenko.

conteggio parole(escluse note servizio): 200
aggiunto a documento condiviso google

martedì 25 marzo 2008

Comandamento XI; il più disatteso

E’ notizia recente l’azione giudiziaria intrapresa contro spioni telematici piemontesi che intercettavano cellulari altrui.
Usando software idonei, si può telecontrollare completamente un telefonino, all’insaputa del proprietario.
Si possono vedere: rubrica, elenco chiamate, SMS scambiati, ricevendoli via SMS (non memorizzati quindi “invisibili”).
Si può operare una intercettazione ambientale, facendo rispondere silenziosamente in automatico il telefonino controllato; in caso di chiamate entranti (uscenti), si interrompe il collegamento spia per non far rilevare occupati anomali.
E’ anche possibile ascoltare le conversazioni del telefonino spiato, usando tramite il SW di controllo la funzione di conferenza.
Infine è possibile acquisire dal telefonino spiato i dati sulla cella attiva, che ne indica (macroscopicamente) la posizione fisica. Con l’avvento di terminali con GSM integrato (tipo Nokia N95) si potrà avere la posizione esatta della vittima.
Questo è possibile perché alcuni telefonini (smartphone) hanno un vero sistema operativo (come SymbianOS), nel quale possono girare applicazioni generiche “esterne” al telefono.
Inoltre la rete radiomobile ha una segnalazione relativamente ricca, che un SW ben scritto può sfruttare allo scopo.
Per controllare uno smartphone bisogna disporne fisicamente per il tempo necesario ad installarci il SW spione, poi è fatta. Il vero problema è la diffusa inosservanza del comandamento decimo primo ….


lunedì 24 marzo 2008

giovedì 20 marzo 2008

Ma davvero mi serve il toupee di Shatner?


Il signor Yankovic ci propone in chiave satirica una riflessione sull’utilità di molti acquisti ebay. In effetti, la facilità di vedere e scegliere beni, ovunque nel mondo, rende accessibili cose normalmente rare, spesso drammaticamente inutili. L’immediatezza del canale, la vastità dell’offerta prevalgono ampiamente sulla qualità e sul valore dei beni compravenduti.

Oggetti che troverei inguardabili al mercatino della parrocchia mi sembrano affascinanti su una vetrina internet.

Ma un problema maggiore è la sicurezza. Come evidenziato dal video di Repubblica, idee molto semplici tecnicamente (una pagina WEB copiata, una prestazione caratteristica degli spazi vendita ebay “affidabili”) possono creare situazioni di alto rischio, anche per utenti esperti (momentaneamente distratti).

Il venditore “anziano” può infatti generare pagine personalizzate condite di codice java, può dirottare l’offerente su server esterni, giocando magari su nomi a dominio evocativi ed equivocabili (nessuno passa il tempo a controllare la barra degli indirizzi) quindi mostrargli pagine con layout clonato dal web Ebay, infine ricevere senza colpoferire le credenziali dell’offerente, che è abituato a fornirle in quell’ambiente che crede famliare. Semplice, immediato ed efficace.

E io pago ….

Ma siamo tra (aspiranti) medici: vediamo che prospettive di carriera ci prefigura Yankovic …




mercoledì 19 marzo 2008

Chiaccheroni e maliziosi, stanno alle Finestre ...


descritto nel corso, diverse cause fanno di Windows una palestra di sviluppo malware.
Vediamone altre.
Dentro Windows premete crtl-alt-canc, scegliete taskmanager. Sapevate di avere tanti processi in esecuzione?

Da start-run eseguite services.msc”, elenco dei servizi, clikkate sulla colonna “status” per ordinarli, date un’occhiata a quelli attivi.

Orbene, molti di questi sono dei server chiaccheroni e maliziosi: aspettano client esterni che impartiscano ordini, si collegano a internet tradendo la presenza del PC ospite ma senza evidenziarlo al legittimo proprietario. Per verificarlo basta accendere un personal firewall tipo Zonealarm e osservare tutti i tentativi di accesso alla rete che nascono da processi attivi nel nostro PC.

Questi “servizi” hanno naturalmente intento di utilità, fanno parte di Windows e dei programmi che installiamo; il problema è che NON ci chiedono il permesso di stare accesi, tradire la nostra presenza e aprire falle di sicurezza nei nostri PC, lo fanno e basta.

Da un sistema mi vorrei aspettare che i servizi attivi siano tutti e soli quelli che ho esplicitamente configurato, perché mi servono, quindi ne sono consapevole. In Linux per attivare un demone (assimilabile ai servizi Windows) devo faticare; in Windows sono pieno di servizi attivi senza saperlo. Quanto valore aggiunto …..




lunedì 17 marzo 2008

Carneade: chi era costui ?


Non c'entra granchè Carneade. E'solo uno scherzo. Ma anche Alcmeone, almeno per me, non è che un illustre sconosciuto. Leggendo un po' sul web ho visto che era un medico clabrese, di un bel po' di tempo fa. Io stavo cercando un nickname evocativo della professione che vorrei svolgere, di medico appunto. Ma aimeh, almeno su blogger.com i nomi più noti erano già tutti presi: Ippocrate, Galeno; perfino in mitologia tutto esaurito, Asclepio e figli. Poi ho trovato questo signore calabro, e mi è parso simpatico. Pitagorico dissidente, tendenzialmente antimonarchico (per la sua epoca, mezzo millennio avanti Cristo, mica da tutti), pare che vedesse un nesso fra salute e politica [Alcmeone]. Ma pare anche che sia stato il primo a riconoscere al nostro cervello (inteso come organo) il ruolo di prevalenza sugli altri organi (per quanto vago possa essere, nel contesto, il concetto di organo principale), laddove illustri contemporanei (e sopratutto assertivi predecessori) avevano consolidato la supremazia di altri organi letterariamente più fortunati, tipo cuore e fegato, relegando la materia grigia a funzioni complementari.
Visto e preso, il signor Alcmeone (di Crotone, da non confondere con Alcmeone e basta, un signore dalla vita piuttosto complicata che faceva parte del seguito dei "sette contro Tebe", secondo episodio di una saga bellica descritta nella tragedia di Eschilo), simpatico medico crotonese, intitola questo spazio di dicussioni. E qui finisce il suo compito ...