martedì 13 maggio 2008

Informatica, comunicazione ed isolamento

Come molti colleghi più o meno coetanei, ho avuto occasione di utilizzare personal computer praticamente da sempre. L’esperienza infantile di contatto con il PC è stata limitata ai videogiochi, non mi sognavo neanche un impiego didattico. Successivamente, quando la curiosità aumenta con la familiarità, è facile passare ad una fase di uso più smaliziata, poi, eventualmente, alla programmazione – in senso lato, dalla costruzione di un database con tutti i titoli di musica posseduti, alla pubblicazione di pagine Web, alla vera e propria costruzione di applicazioni. Internet è inizialmente di poco interesse, anche perché col modem da rete telefonica le prestazioni non sono granchè. L’attenzione per Internet diventa rilevante solo dopo l’adsl, quando mi accorgo che con bittorrent posso avere in poco tempo i file divx dei cartoni manga che cerco. Tuttavia quello che rilevo, prima su di me, poi su altri, che osservo dopo i primi rimorsi di autocoscienza, è la tendenza all’isolamento. Perché lo strumento informatico è di per sé appagante: permette di sintetizzare dei prodotti su misura, che funzionano, crescono e si perfezionano. Si possono ingaggiare delle lotte con il software, per farlo funzionare, per aggirarlo, per scoprirne i difetti e i segreti. Si possono classificare volumi di informazioni di nostro interesse che altrimenti sarebbero fuori portata. Dà soddisfazione. Eppure questa fase di maggiore intimità con l’informatica mi ha parzialmente allontanato dalle relazioni personali, semplicemente sottraendomi tempo ed attenzione. Per questo ho lasciato andare un po’ il PC, riposizionandolo in un ruolo più appropriato di strumento utile per diverse cose, ma che può anche stare serenamente spento.

La chiave di lettura proposta nel corso IAM suggerisce un uso più costruttivo dell’informatica – peraltro caratterizzata da potenzialità eccezionali anche nell’ambito della vita quotidiana – focalizzando l’attenzione sugli strumenti di comunicazione e scambio propri del c.d. web 2.0.

Riprovando a stare un po’ seduto al PC seguendo questa nuova proposta, ho trovato lo spazio per vedere le personalità, le posizioni, il pensiero di molte persone che vedo tutti i giorni, ma non avrei mai conosciuto se non superficialmente; ed ho trovato lo spazio per esprimere le mie posizioni, su argomenti importanti ma sui quali non mi sarei altrimenti soffermato, per raccontarle a me stesso e agli altri. Questa è una modalità copernicana di interpretare l’informatica, e così mi sta bene. Con il PC (pardon, ARF, anche il Mac ;-) ) e la rete che ruotano intorno all’uomo (magari, anche alla donna), e non viceversa. Alex


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